La cucina del buon gusto

Pubblicato nel 2012 da Feltrinelli questo libro è un mix davvero singolare: non solo perché è stato scritto a quattro mani, ma anche perché tiene insieme diversi registri, dal racconto autobiografico alla riflessione, dalle considerazioni sociologiche alle ricette e ai ricordi di famiglia.

Le autrici, rispettivamente siciliana e milanese, si conoscono a Londra, dove si sono trasferite, e progettano di scrivere un libro insieme a partire dalla comune passione per il cucinare:

“Avevamo deciso di scrivere un libro di cucina per esprimere la profonda gioia che ci dà il cucinare e il grande conforto che ne abbiamo tratto vivendo all’estero. Volevamo celebrare la gastronomia e i piaceri dei sensi che si incontrano nel preparare il cibo, nel servirlo e nel mangiarlo. Cucinato, condiviso, consumato da soli, regalato; occasione d’incontro, simbolo di appartenenza a gruppi e a religioni, nutrimento del corpo e della psiche, il cibo è potentissimo antidoto contro l’isolamento e la tristezza. Ce ne siamo rese conto quasi per caso. Rosario, da bambina, nella cucina di casa si incantava a osservare la trasformazione degli ingredienti in pietanza; da adulta, all’estero, cucinava per mantenere la propria identità e ha cominciato ad apprezzare dettagli che danno piacere, come organizzare e riordinare la dispensa, fare la spesa nei mercati del quartiere e cucinare con i fiori del terrazzo. Molte alunne della sua scuola di cucina londinese frequentano i corsi da anni, perché hanno imparato che cucinare aiuta a stare meglio. Simonetta, cuoca per tradizione familiare e per necessità, ha sperimentato attraverso le vicissitudini della vita il valore catartico della cucina. Per lei, la cucina e la tavola, oltre a essere elementi fondamentali dell’esistenza, costituiscono un trionfo dei sensi, della bellezza e dell’ospitalità.”

Il volume è dedicato al gastronomo francese Jean- Anthelme Brillat-Savarin e alla sua Fisiologia del gusto, ‘scoperto’ dalle due autrici poco prima di scrivere La cucina del buon gusto e subito eletto a loro maestro.

Come si legge nelle pagine di apertura del libro, le riflessioni proposte ruotano attorno alla domanda decisiva: “Perché continuiamo a cucinare?”

E nella risposta a questo interrogativo è condensata tutta la filosofia che attraversa La cucina del buon gusto:

“Per mantenere la libertà e il potere di creare quello che vogliamo e che ci piace, con gli ingredienti scelti da noi, per deciderne l’uso, controllarne la cottura e gli abbinamenti; per pianificare le portate del pranzo e il loro ordine, per scegliere i vini che le accompagneranno. Mentre il cuoco prepara le pietanze è sovrano assoluto della cucina.
Per recuperare l’antica abilità di trasformare gli ingredienti in cibo, una tecnica che ha plasmato la nostra evoluzione ed è ormai insita nella natura umana. Unici tra le specie, abbiamo sviluppato la preparazione e la cottura degli alimenti; e attraverso l’invenzione della cucina abbiamo cambiato la nostra storia culturale e sociale. I piatti imparati dalle nostre madri – quelli che cuciniamo sempre e con piacere, che ci mancano quando ci allontaniamo da casa – hanno una storia più grande della famiglia e della regione di provenienza e sono il risultato di invenzioni ed esperimenti millenari che hanno modificato la nostra dieta, i nostri gusti e la nostra vita.
Perché cucinare è uno sfogo – di rabbia, energie represse, dolore nascosto: sbattere la pasta della brioche sul marmo, ritmicamente e con violenza, tagliare rape o barbabietole crude, schiacciare mandorle e noci, strappare le foglie dei carciofi, pestare e ridurre in polvere nel mortaio le spezie preferite, tritare il prezzemolo con un coltellaccio.
Cucinare è il legame benefico con la natura attraverso la scelta e la preparazione degli ingredienti.
La consapevolezza di quello che si cucina, del perché lo si cucina e per chi, dà godimento e appaga i sensi: dalla scelta degli ingredienti alla preparazione della tavola, dall’abbinamento delle portate all’accompagnamento dei vini.
Cucinare ci fa sentire umani”.

Nel breve video – tratto dalla presentazione milanese del volume – ritroviamo un assaggio dello spirito che ha animato il lavoro a quattro mani di Susanna Agnello Hornby e Maria Rosario Lazzati.

Oltre e insieme a tutto questo, il libro è anche un ottimo ricettario di cucina di famiglia, utile sia per pranzi e cene feriali che per le occasioni più impegnative. E ad aiutare nella scelta, nell’indice del ricettario, la nota pratica che accompagna i piatti proposti: “Definisco ‘lunghe’ – spiega Maria Rosario Lazzati – le ricette che richiedono almeno un’ora tra preparazione e cottura. ‘Brevi’ sono invece le ricette pronte in meno di un’ora”.

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