I ricci del Gattopardo sono biscotti siciliani, resi famosi dal romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, e ancora oggi prodotti, come un tempo, nel convento di Palma di Montechiaro, un paesino della provincia di Agrigento. Le monache Benedettine del monastero di clausura del Rosario usano ancora la stessa antica ricetta del tempo del Principe di Salina e li vendono ai visitatori.
«Il monastero di Santo Spirito – si legge nel Gattopardo – era soggetto ad una rigida regola di clausura e l’ingresso ne era severamente vietato agli uomini. Appunto per questo il Principe era particolarmente lieto di visitarlo, perché per lui, discendente diretto della fondatrice, la esclusione non vigeva, e di questo suo privilegio, che divideva soltanto con il Re di Napoli, era geloso e infantilmente fiero. (…) gli piacevano i mandorlati che le monache confezionavano su ricette centenarie».
Con le dosi proposte si ottengono circa 35 biscotti.
Ingredienti
- 400 gr. di farina di mandorle (meglio se siciliane)
- 200 gr. di zucchero semolato bianco
- 4 uova intere
- la buccia grattugiata di un limone
Preparazione
In un’ampia ciotola mescolare la farina di mandorle con lo zucchero, aggiungere le uova e la scorza grattugiata del limone e impastare con le mani fino a ottenere un composto omogeneo.
Foderare di carta da cucina la lastra del forno o coprirla con un tappetino in silicone antiaderente e preriscaldare il forno a 180°.
A questo punto versare l’impasto in una sacca da pasticceria (sac à poche) con una bocchetta a stella larga 2 cm. di diametro e formare dei tronchetti di impasto lunghi circa 6 centimetri disponendoli sulla lastra distanziati tra loro. La ricetta tradizionale prevede di cospargere di zucchero la superficie dei tronchetti ma in questo modo i biscotti rischiano di risultare troppo dolci.
Infornare e far cuocere per 10-15 minuti circa finché non saranno dorati.
Tirarli fuori dal forno e lasciarli raffreddare.
I ricci si conservano in una scatola di latta anche per 2-3 settimane.
