Petronilla o Dottor Amal?

Per chi non lo sapesse Petronilla, a partire dal 1928, firmò seguitissimi consigli di cucina dalle colonne de «La Domenica del Corriere» in una rubrica intitolata Tra i fornelli.

Ma chi si nascondeva dietro quello pseudonimo? Amalia Moretti Foggia, nata a Mantova nel 1872, medico pediatra, che sulle pagine della stessa rivista firmava altre due rubriche, La massaia scrupolosa e I consigli del dottor Amal.

Prima di parlare delle sue ricette, dunque, vale la pena spendere qualche parola su questa personalità poliedrica conosciuta più per i suoi pseudonimi che per la sua reale identità:

I posteri – scriveva – mi conoscono e mi avrebbero conosciuta solo come Petronilla, “quella delle ricette sulla Domenica del Corriere”, e come il dottor Amal, ma la vera Amalia, la medichessa che in un’epoca in cui nessun bravo borghese si sarebbe fatto curare da una donna, ha dovuto fingersi uomo per essere credibile. […] Non vorrei che il mio nome fosse collegato sempre e comunque al cibo e alle ricette, vorrei che uscisse un po’ anche Amalia […], vorrei poter dire senza falsa modestia che ho sempre mal sopportato di essere stata una donna davvero moderna per i miei tempi.

Cit. in R. Schira, A. de Vizzi, Le voci di Petronilla: storia di una modernissima donna d’altri tempi, uno scorcio di vita femminile italiana dal 1872 al 1947, Milano, Salani 2010, p. 11.

Figlia di un farmacista ed esperto erborista, Amalia Moretti Foggia fu una delle prime donne italiane laureate in medicina.

Ne troviamo una bella biografia sintetica nell’Enciclopedia delle donne.

Laureata in Scienze naturali a Padova, vince una borsa di studio e si trasferisce a Bologna dove frequenta la facoltà di medicina, prende la sua seconda laurea e si specializza in pediatria.

Nel 1899 Amalia si sposta a Milano, città che la attrae particolarmente per le iniziative politiche, culturali e sociali che vi si stanno realizzando. Anna Kuliscioff la introduce nell’ambiente socialista milanese. In particolare Ersilia Majno le trova un posto come medico fiscale presso la Società operaia femminile di Mutuo Soccorso.

Nel 1902 viene assunta presso l’ambulatorio della Poliambulanza di Porta Venezia dove lavora per quarant’anni e dove conosce il marito Domenico Della Rovere.

Nei primi anni del Novecento Amalia divide il suo tempo tra il lavoro in ambulatorio e il volontariato nei quartieri più poveri di Milano dove presta cure gratuite. Insieme al marito frequenta i migliori salotti letterari milanesi.

Nel 1926 il direttore del settimanale «La Domenica del Corriere», supplemento illustrato del «Corriere della Sera», la invita a tenere una rubrica di consigli medici. Amalia accetta e inizia la sua carriera di giornalista e di divulgatrice sotto lo pseudonimo di Dottor Amal. Sempre sullo stesso giornale tiene presto due altre rubriche Tra i fornelli in cui, con lo pseudonimo di Petronilla (in omaggio alla moglie di Arcibaldo protagonista delle avventure del «Corriere dei Piccoli») dispensa ricette alle massaie, e La massaia scrupolosa in cui impartisce consigli di economia domestica.

I consigli del dottor Amal e le ricette e i suggerimenti di Petronilla tennero compagnia ai lettori per vent’anni attraverso il periodo buio della seconda guerra mondiale, dei razionamenti e delle tessere annonarie.

È come se da quegli anni in cui iniziai a scrivere per la «Domenica» – spiega la stessa Amalia – avessi iniziato a vivere due esistenze differenti e complementari, una di donna emancipata, moderna ed intellettuale, l’altra di “donnetta di casa”, tutta dedita a figli, marito e fornelli. La mia guida è sempre stata quella di essere semplice, spontanea e vera. È come se sapere che esistevo in quei quaderni avesse dato più senso alla mia vita, e un filo resistente mi avesse legato alle esistenze di tutte quelle donne.

Cit. in R. Schira, A. de Vizzi, Le voci di Petronilla: storia di una modernissima donna d’altri tempi, uno scorcio di vita femminile italiana dal 1872 al 1947, Milano, Salani 2010, p. 197.
Alcune immagini delle rubriche del Dottor Amal e di Petronilla tratte dall’Archivio della Fondazione Corriere della Sera

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